La sentenza con cui la Corte di giustizia europea ha respinto i ricorsi di Polonia e Ungheria sull’introduzione del meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto per l’erogazione dei fondi europei non fa che aumentare i problemi della Ue sul fronte orientale, dove è in corso un confronto strategico drammatico sulla questione ucraina.
Per Varsavia e Budapest si tratta anche di un problema economico, oltre che politico. Infatti i due paesi si sono visti sospendere i fondi del Recovery Fund: 36 miliardi di euro per la Polonia e 7,2 miliardi per l’Ungheria.
La sentenza è stata trasmessa per la prima volta in diretta streaming. La giustizia spettacolo non porta bene, almeno guardando al caso italiano.
Per Varsavia il nodo principale resta quello dell’indipendenza dei giudici in quanto la composizione dei giudici del Tribunale costituzionale sarebbe “scelta” dall’esecutivo. Poi in seno alla Corte suprema si è creato un organo di controllo con il compito di valutare ed eventualmente sanzionare i giudici, il cui operato venga considerato non idoneo.
La Commissione europea si è appellata all’articolo 7 del Trattato di Lisbona, mai utilizzato sinora. Così la Polonia perderebbe il diritto di voto al Consiglio europeo. Per questo, però, occorrerebbe l’unanimità di tutti i membri dell’Unione. Viktor Orbán, premier ungherese, ha posto il veto sull’operazione. Così quando il procedimento dell’articolo 7 è stato applicato anche all’Ungheria, la Polonia ha posto il veto.
Polonia e Ungheria si ritrovarono alleate alla fine del 2020 contro il meccanismo di condizionamento dello Stato di diritto per l’erogazione dei fondi europei. Solo la mediazione di Angela Merkel riuscì a sbloccare la situazione, rinviando il tutto alla decisione della Corte. Ora l nodo è venuto al pettine e la decisione della Corte di Strasburgo è destinata ad avere conseguenze gravi e dirette nella politica interna dell’Ungheria e della Polonia, due nazioni simbolo dell’Europa unificata , e quindi nelle relazioni dell’Unione europea.
Il 3 aprile in Ungheria si voterà per il rinnovo del Parlamento e Viktor Orbán correrà per il quarto mandato. Secondo i sondaggi il partito conservatore di Orbán sarebbe in vantaggio di almeno due punti sulla coalizione guidata da Péter Marki-Záy. Lo stesso giorno delle elezioni politiche si terrà
in Ungheria il referendum sulla legge che proibisce di esporre i minori alla cosiddetta “propaganda” LGBT.
In Polonia la situazione politica è molto delicata per le forze di governo e qualsiasi trattativa sarà complicata. Ancor più complicata e difficile per tutte le parti in causa per quello che sta accadendo in Ucraina. Pensando che Orbán persegue rapporti cordiali con Russia e Cina. Mentre la Polonia ha accolto già 5 mila soldati americani sul suo territorio e si tiene stretta alla Nato.
Tuttavia, non è difficile capire che questa situazione non gioverà al futuro dell’Unione europea che, fra l’altro, non è riuscita mai a governare il tema dell’immigrazione a cui tutti i paesi dell’Est sono particolarmente sensibili.
Il Notiziario n°4, 28 febbraio 2022