“Corriere Fiorentino”, 02.09.2021
Annunciata come un grande esperimento di democrazia partecipativa, la Conferenza sul futuro dell’Europa sta per entrare nel vivo del suo complesso itinerario che si concluderà nel marzo 2022. Oltre ai cittadini e alle associazioni parteciperanno ai lavori 108 parlamentari europei, più 108 esponenti dei parlamenti nazionali, più 54 membri dei vari governi e tre commissari europei. Assai macchinoso risulta il meccanismo della scelta dei rappresentanti della società civile e delle 80 persone elette all’interno dei quattro Citizens’ Panels, che si dovrebbero riunire fra settembre e ottobre di quest’anno.
I temi in discussione sono ben delineati e riguardano il funzionamento delle istituzioni democratiche, lo stato di diritto, i valori europei. Poi il cambiamento climatico e l’ambiente; poi ancora i giovani e la cultura e i problemi della transizione digitale. Infine il ruolo della Ue nel mondo e il problema delle migrazioni. Tema, quest’ultimo, specialmente dopo le drammatiche vicende della disfatta dell’Afghanistan, più cruciale che mai e certo non adatto a discussioni generiche.
Oltre gli incontri e le riunioni plenarie nella sede del Parlamento europeo a Strasburgo, sono previsti incontri online, più quattro riunioni in trasferta che si terranno a Dublino (3-5 dicembre), a Firenze (10-12 dicembre), a Natolin e a Maastricht nel gennaio del 2022. Naturalmente a Firenze sarà coinvolto in prima linea l’Istituto Universitario Europeo della Badia Fiesolana.
Dicembre non è così lontano, ma a Firenze non mi pare si noti una qualche mobilitazione della società civile. Con l’eccezione dell’Istituzione di Studi Firenze per l’Europa (ISFE), che ha già tenuto fra giugno e luglio, due importanti conferenze sia sui temi economici, sia sulle problematiche della svolta ecologica in relazione alla vita delle città europee, tutte molto antiche e tutte colpite dalla pandemia e dal mutamento climatico. Una terza sui temi legati alla sanità e alla ricerca medico-farmaceutica, per fronteggiarne le conseguenze, è in corso di organizzazione grazie all’impegno del comitato scientifico dell’ISFE e, in questo caso, di una scienziata del calibro di Maria Luisa Brandi.
Firenze è una città che ha avuto ed ha un ruolo rilevante nella storia dell’Europa e non può assolutamente perdere questa grande occasione. Del resto Firenze sarà coinvolta in una riunione del G20 dedicata all’agricoltura e all’alimentazione. A Firenze non mancano istituzioni di grande livello come l’Accademia dei Georgofili e come docenti e corsi universitari specializzati sui temi in oggetto. Quel che manca, ma non è un problema solo di Firenze, è la volontà e la capacità di programmare e coordinare le varie iniziative.
Specialmente tenendo presente la qualità e il merito delle proposte, sino a questo momento sappiamo che per la Conferenza sul futuro dell’Europa si sono registrate 24mila persone e già si contano in tutti i paesi 7mila proposte e 12mila commenti, secondo i dati pubblicati da “Linkiesta Europa” il 27 agosto.
Il timore, non infondato, è che questo immenso sforzo organizzativo si trasformi in un castello di sabbia oppure che tutti si risolva all’interno della “bolla politico-burocratica” delle istituzioni politiche europee. Per questo a Firenze bisognerebbe dare un segnale forte e incisivo sulla volontà di partecipazione e preparazione della società civile. A partire da oggi.
L’ISFE si presenterà al dibattito sul futuro dell’Europa con un programma assai impegnativo, sul quale chiederemo il vostro aiuto. Siccome la CoFe mira a promuovere una discussione dal basso sulle questioni dell’integrazione, noi organizzeremo un Corso dedicato alla Storia e alle istituzioni dalla Comunità all’Unione. Siamo convinti che per riformare bisogna prima conoscere e sapere secondo la lezione di Einaudi: conoscere per deliberare. La legittimazione popolare è una condizione necessaria per la sopravvivenza e il buon funzionamento delle istituzioni. Istituzioni europee che soffrono di due mali: sono troppe e troppo burocratizzate. Ora, dopo il Covid, che ha rinsaldato il consenso nell’Europa, bisognerà avviare un processo serio di riforme.
È urgente, anche se difficile, la capacità di agire in modo unitario ed efficace per affrontare gli enormi problemi economici e la svolta ecologica annunciata dal Next Generation Eu (NGEU). Così come è più che urgente rafforzare le capacità di risposta alle minacce esterne causate dalle crisi internazionali, ma anche dalla pandemia o dall’immigrazione. Tutti fenomeni legati alla globalizzazione. I temi da dibattere sono cruciali: dalla rivoluzione digitale al cambiamento climatico, dai flussi migratori ai problemi economici e sociali e allo sviluppo della ricerca nei campi più avanzati.
Non sappiamo come finirà questo dibattito, ma noi vorremmo arrivare a proposte precise. Al termine del grande dibattito, per non disperdere tutto, ci potrebbe essere una Conferenza intergovernativa per riformare i trattati, oppure per chiedere la cooperazione rafforzata su alcune materie cruciali. Maurizio Ferrera, uno dei maggiori studiosi di welfare, sul “Corriere della Sera” del 14 settembre 2021, ha riassunto le proposte del governo italiano per il rafforzamento della solidarietà fra paesi e della capacità istituzionale della Ue. Si parla di una Unione europea della salute, di una assicurazione europea per la disoccupazione, della trasformazione del NGEU in un fondo permanente per investimenti sostenibili. Si parla di armonizzazione fiscale, di distribuzione condivisa degli immigrati richiedenti asilo. Tanta roba, forse troppa. Bisognerà pensare a selezionare le proposte e a concentrarsi su due fronti: 1) quello della riforma delle istituzioni, 2) quello della ripresa economica e delle sfide tecnologiche e sociali che essa sottende. Il clima e l’ambiente, così come le relazioni internazionali e le urgenze della difesa e della sicurezza non si potranno mai affrontare con efficacia se non si riformeranno le istituzioni europee