- “Corriere Fiorentino”, 25.01.2022
Ormai, nonostante l’ultimo Decreto legge Sostegni, appare sempre più evidente che le misure varate dal governo non potranno che attenuare di poco e per poco gli effetti dei costi energetici. Si annunciano, infatti, rincari del 55% sulla luce e del 42% sul gas. Ad essere colpiti non saranno solo le famiglie, ma tutto il sistema produttivo e dei trasporti. Tra luce e gas una famiglia media spenderà 2.383 euro l’anno e cioè quasi il doppio. I maggiori oneri che le imprese saranno costrette ad affrontare per i loro consumi energetici si stanno trasferendo rapidamente sui prezzi dei prodotti e dei servizi. Quindi si scaricheranno sui consumatori finali. Da qui l’inflazione che in soli sei mesi è salita dall’1,3% al 3,9% di fine dicembre 2021. E non si fermerà tanto facilmente. Così l’inflazione non si trasferirà solo sui prezzi al consumo, ma anche sui risparmi, i famosi risparmi degli italiani.
A livello nazionale, come a livello regionale toscano, Confindustria, Confartigianato e Cma sono in allarme. Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana, ha dichiarato a questo giornale che servono interventi strutturali e si è rivolto direttamente alla Regione.
Le misure congiunturali prese dal governo sono utili, ma è chiaro che servono, ormai, interventi sul piano della produzione dell’energia a livello nazionale e regionale. Particolarmente allarmati sono i settori più bisognosi di energia come, ad esempio, quello del vetro, che è molto importante in Toscana nel distretto di Empoli e Montelupo, dove operano una cinquantina di aziende. Dai rappresentanti di questo settore è venuta una precisa richiesta di intervento rivolta alla Regione. Le industrie del vetro del Veneto, si ricorda, hanno avuto già aiuti dalla Regione. Con ciò si crea una concorrenza che può danneggiare le aziende toscane.
Il problema vero è che la Regione, come del resto lo Stato, non ha un chiaro piano energetico. Si va avanti con “sostegni”: 1,7 miliardi alle imprese colpite dai rincari del gas, che portano gli aiuti previsti per gli aumenti dell’energia a oltre 11 miliardi nel periodo fra luglio 2021 e marzo 2022. Non si può andare avanti così ed è perfettamente comprensibile che da più parti si chiedano interventi strutturali e non semplici tamponi, che si scaricheranno sul debito pubblico.
Siccome ognuno dovrebbe fare la sua parte, anche la Regione Toscana dovrebbe predisporre un piano energetico. Un piano che favorisca la produzione di energie rinnovabili, come richiedono i famosi piani europei, ma nello stesso tempo utilizzi le risorse energetiche di cui già si potrebbe disporre.
Si fa cenno, giustamente, alla mancata costruzione di termovalorizzatori. Non mi sembra edificante pensare che dalla Toscana si portino rifiuti a pagamento in altre regioni o peggio in altri paesi. Dove magari si guadagna due volte. Facendo pagare i rifiuti a chi li produce per ricavarne energia da rivendere. Perché l’energia costa in qualsiasi modo essa sia prodotta. Si pensi ad una tassa come la Tari che cresce a vista d’occhio perché non si riesce a sfruttare i rifiuti per produrre energia.
Inoltre la Toscana è ricca di energia geotermica. Si pensi ai campi geotermici di Larderello oppure al Monte Amiata. Nel 1904 fu il conte Ginori a sperimentare l’utilizzo della geotermia per produrre energia elettrica. A partire dagli anni Ottanta l’Enel avviò un programma di rinnovamento delle centrali geotermiche che arrivò sino alle pendici del Monte Amiata. Sempre l’Enel in tempi recenti realizzò, insieme con la Regione, un piano di produzione di energia elettrica per il Monte Amiata. Si trattava di creare più centrali piccole per ridurre l’impatto ambientale. La Regione Toscana era in accordo, ma ci fu uno stop per le proteste di gruppi ambientalisti, più organizzati che vasti per adesione e consenso.
Ora sarebbe proprio il caso di riprendere in mano questo piano e aggiornarlo per arricchire il ventaglio della produzione di energia, di cui il nostro paese ha bisogno. L’Italia produce circa il 70% di elettricità da fonti fossili come il gas. Pur avendo ingenti riserve, siamo in balìa dei fornitori esteri e naturalmente risentiamo paurosamente delle tensioni che si formano sui prezzi (ora a più 41,8%). Oggi le rinnovabili coprono appena il 15-20% della produzione di energia. Ci vorrà del tempo per arrivare alla svolta energetica reclamata dai piani europei. Nel “frattempo” sarebbe prudente e saggio provvedere.