“Corriere Fiorentino”,
Da più parti, ma poco, in verità, dalla classe politica, si è capito che con la crisi e la guerra bisognerà gestire al meglio le risorse di cui disponiamo. Il governatore della Toscana, Eugenio Giani, sostenuto in questo anche dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, sembra respingere la ricorrente incertezza su tutto ciò che viene da anni messo in discussione dai movimenti del no. Dalla nuova pista dell’aeroporto di Peretola al rigassificatore di Piombino, dallo sviluppo della geotermia ai termovalorizzatori e alle energie rinnovabili.
Sui termovalorizzatori il governatore è stato un po’ evasivo. Ha parlato di «inceneritori» e di «impianti di economia circolare». Quest’ultimo è un problema terribilmente serio su cui occorre chiarezza e capacità di decidere. Oggi, non domani si vedrà.
Basti riflettere su alcuni dati riguardo al trattamento dei rifiuti che vedono l’Italia fanalino di coda in Europa. Si pensi che il tema è così urgente che il sindaco di Roma, Gualtieri, sfidando il M5S, ha deciso di costruire un grande termovalorizzatore nella capitale, violando il no pronunciato dall’allora sindaco Ignazio Marino e ripetuto dalla sindaca Virginia Raggi. Con anche il no della giunta regionale del governatore democratico Nicola Zingaretti. Gualtieri ha fatto questa scelta per «ridurre le emissioni del 45%, producendo l’energia consumata da 150.000 famiglie ed infine riducendo del 90% l’attuale fabbisogno di discariche», la forma più inquinante per il territorio.
Che il problema dei termovalorizzatori sia molto serio lo dimostra il raffronto con l’Europa. In Italia si contano in tutto 37 impianti di termovalorizzatori, contro i 96 della Germania e i 126 della Francia. La dislocazione dei termovalorizzatori a livello nazionale vede in testa la Lombardia con 13 impianti, poi l’Emilia Romagna con 7 e la Toscana con 4 impianti (Montale, Arezzo, Livorno, Poggibonsi). Il Sud praticamente ne ha pochissimi.
La cosa che più dovrebbe far riflettere i sostenitori del no riguarda proprio i “viaggi dei rifiuti” da una regione ad un’altra, ma molto spesso verso l’estero con costi sempre più gravosi e tasse crescenti per i cittadini. Si parla di 108 mila viaggi di camion o in nave in un anno. I camion inquinano, ma i sostenitori del no non ci pensano. Così come non pensano che il costo di questo “turismo” dei rifiuti grava per 75 milioni in più sulla Tari, che cresce a vista d’occhio e più crescerà.
Infine il ricorso alle discariche, che già sono state oggetto di richiami severi da parte della Ue, è del 21% contro il 10% raccomandato dall’Europa.
Per rispettare le direttive europee bisognerebbe per prima cosa legare lo smaltimento dei rifiuti al territorio, con il riciclaggio e con i termovalorizzatori. Per fare questo non occorre solo differenziare i rifiuti e riciclare, ma utilizzare, per tutto il resto, i termovalorizzatori, anche per produrre energia di cui tutta la penisola ha un bisogno assoluto. Purtroppo la necessità dovrebbe spingere le classi dirigenti nazionali e locali a gestire al meglio le risorse che abbiamo. Per questo occorrono decisioni rapide, prima che arrivi il peggio.
La svolta verso le energie rinnovabili per andare avanti ha bisogno di tempo, ma, più che altro, di sburocratizzare l’iter delle autorizzazioni, che si può fare anche con il rispetto dell’ambiente e dei paesaggi.
In Toscana il problema è più serio, ma non per questo insolubile. Si può rispettare l’ambiente e risolvere i problemi con le reali possibilità tecnologiche ed economiche di cui disponiamo. Occorrerà, anche in questo caso, fare di necessità virtù.