Notiziario Eu-ISFE n. 13/2024

20 dicembre 2024

Strategie nuove per la von der Leyen è questo il titolo di un articolo di Marco Buti e di Marcello Messori su “Il Sole 24 ore” (15 dicembre 2024). In questo articolo viene segnalato il fatto che la nuova Commissione, e cioè il collegio dei commissari, è stata eletta con un numero di voti favorevoli inferiore a quello che aveva eletto la Presidente Ursula von der Leyen quattro mesi fa, cioè 370 voti (51,4%) contro 401 (55,4%). Buti e Messori sottolineano i contrasti e rilevano la maggiore consistenza  delle maggioranze che sostenevano il collegio delle Commissioni di Prodi, Barroso e della stessa von der Leyen nel precedente mandato.

La realtà che bisogna tenere presente è che sono cambiati gli equilibri politici in molti paesi e che socialisti e verdi hanno perso consensi. In più i piani europei hanno visto crescere le critiche. Infine la situazione internazionale è molto cambiata e i rischi per l’economia dei paesi europei sono aumentati, come dimostrano i casi della Germania e della Francia.

Per questo le sfide per la nuova Commissione saranno sempre più contrastate, ma cruciali. Bene gli accordi di libero scambio con il Mercosur, ma ora incombono i problemi più gravi. Problemi che dovranno essere affrontati con spirito di unione, anche per le componenti della sinistra e della destra nel Parlamento europeo.

La difesa, come indicano Buti e Messori, deve diventare «un bene pubblico europeo» con finanziamenti garantiti da un debito comune. In secondo luogo è necessario, come sostengono Buti e Messori, che il mercato unico sia potenziato e valorizzato anche grazie all’unione bancaria. In terzo luogo occorre potenziare e innovare l’apparato produttivo per affrontare i piani ambiziosi della Ue. Alcuni dei quali, come il Green Deal, andranno, secondo molti osservatori, rivisti, tenendo conto che la prima delle sfide della Ue è la sostenibilità economica.  

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Ora che con la vittoria di Trump lo scudo della NATO viene messo in discussione proprio da chi ne è il maggiore garante e finanziatore, cioè gli USA, l’Unione europea dovrà farsi carico di un problema urgente, anche per le guerre che minacciano i confini dell’Unione.

Gli europei continuano a dipendere militarmente e tecnologicamente dagli Stati Uniti, come scrive Sergio Fabbrini ancora su “Il Sole 24 ore” (14 dicembre 2024). Non c’è una politica internazionale senza una forza di dissuasione e non ci può essere nemmeno una visione strategica europea senza un sistema unificato di difesa.

Persino l’obiettivo, già previso dal marzo del 2022, di creare una forza Ue di rapido intervento di 5.000 uomini entro il 2025, non è stato finora mandato avanti. Ora è stata avviata un’idea per ritornare alla CED. Non è mai troppo tardi, ma il tempo stringe.

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Il Consiglio europeo, riunitosi il 19 dicembre, è stato preceduto da una riunione sul tema dell’immigrazione così come richiesto dall’Italia, dall’Olanda e dalla Danimarca. Vi hanno partecipato Polonia, Grecia, Cipro, Ungheria, Svezia, Malta, Repubblica Ceca e la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Fra i temi toccati dal summit si è affrontato quello della rapida disciplina dei rimpatri, la definizione dei paesi sicuri, la strumentalizzazione dei flussi migratori da parte di paesi ostili come la Russia e la Bielorussia.

Si è sostenuta la necessità di arrivare a chiarire rapidamente tutta la normativa europea su questi temi, ma anche di esplorare soluzioni nuove per il contrasto ai flussi irregolari. Si è fatto riferimento anche ai centri di rimpatrio e a basi giuridiche chiare. A questo riguardo sarà utile ricordare che la Corte di Cassazione italiana ha stabilito che il giudice ordinario non può annullare il decreto ministeriale che impone un regime differenziato per le domande di asilo, specificando che il giudice non può sostituirsi al governo. Può solo decidere di disapplicarlo se esistono contrasti con i criteri stabiliti dalla normativa europea o nazionale e quindi si ledono i diritti della persona.

Su una materia tanto delicata persino il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, socialista, ha sostenuto la necessità di «pragmatismo». Come dire che la politica della Ue in materia deve avere regole chiare, ma anche flessibilità politica nell’affrontare le conseguenze di fenomeni che spingono i migranti a lasciare i loro paesi: guerre, persecuzioni, disastri ecc.