Notiziario Eu-ISFE n.8/2024

22 luglio 2024

La Presidente uscente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, è stata riconfermata alla Presidenza con una maggioranza record di 562 voti su 699.

Roberta Metsola, 45 anni, europarlamentare maltese dal 2013, è una delle personalità più note del gruppo dei popolari europei. I popolari sono, come è noto, il gruppo più grande del nuovo Parlamento europeo con 188 seggi. La Metsola ha ottenuto il 90% dei voti, mentre la sua sfidante, la spagnola Irene Montero, di Podemos, del gruppo di sinistra, ha ottenuto 61 voti.

Sono stati eletti anche i 14 vicepresidenti: 3 sono andati al Ppe, 5 a Socialisti e Democratici, 2 al gruppo dei Conservatori e riformisti europei, presieduto dalla Presidente del Consiglio italiano  Giorgia Meloni, più Renew Europe, 1 ai Verdi e 1 a Sinistra. Per l’Italia sono state elette Pina Picierno del PD e Antonella Sberna di Fratelli d’Italia.

Marito finlandese, quattro figli, studi al Collegio d’Europa di Bruges, la Presidente Metsola si troverà ad affrontare questioni gravi se non gravissime come la guerra in Ucraina e la grave situazione nel Mediterraneo e in Medio Oriente.

Metsola è intervenuta decisamente sullo scandalo Qatargate, che ha minato la credibilità del Parlamento. Uno scandalo che, peraltro, è ancora da chiarire sia sul piano istituzionale che sul piano giudiziario. Metsola ha dichiarato che l’Europa ha bisogno di un “Parlamento forte in un’Unione forte”. Ce lo auguriamo.

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Ursula von der Leyen, candidata designata dal Consiglio europeo alla guida della Commissione per il secondo mandato, è stata eletta a Strasburgo con 401 favorevoli, 284 contrari e 15 astenuti. La Presidente ha ottenuto 41 voti in più del quorum necessario (360 voti) e ben 32 in più delle precedenti elezioni. Contrari alla rielezione sono risultati la Sinistra e l’estrema destra dei Patrioti e dell’Europa delle nazioni sovrane. I Verdi hanno sostenuto la von der Leyen, anche se giudicano il suo programma “poco verde”, per sbarrare la strada all’estrema destra. I Conservatori e Riformisti europei hanno votato contro. Così i partiti di maggioranza in Italia si sono divisi nel voto per la Presidente della Commissione. Ciò nonostante il buon rapporto fra la Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e la Presidente Ursula von der Leyen. Non sembra una scelta saggia per il paese Italia, ma forse indotta per mantenere la Lega al governo.

Le linee del programma proposto dalla von der Leyen riguardano un “nuovo piano per un’Europa sostenibile, prospera e competitiva”, attraverso il mantenimento del piano sul Green Deal, ma con pragmatismo.

La Presidente ha ribadito il sostegno all’Ucraina e la necessità di una “vera Unione della difesa”, che avrà un commissario specifico. La Presidente ha insistito sulla “protezione dei confini Ue con il rafforzamento di Europol e Frontex”. Ha dichiarato, inoltre, che bisognerà trovare “nuovi modi per contrastare la migrazione irregolare nel rispetto del diritto internazionale e garantendo soluzioni sostenibili ed eque per i migranti”. Ha promesso, ancora, di intensificare il lavoro sui rimpatri e di prestare particolare attenzione al Mediterraneo con una nuova agenda e un commissario dedicato.

Non sono mancati accenni all’agricoltura, al tema della casa, alla sburocratizzazione e al rafforzamento della democrazia contro gli estremismi di destra e di sinistra.

Forse sono solo parole, ma in una situazione così drammatica di guerra in Ucraina e a Gaza, più la drammatica sfida alla democrazia americana con l’attentato a Trump, alle parole dovranno seguire fatti. Fatti di peso per dare all’Unione e ai popoli europei il senso di avere una guida e un futuro.

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Nel nostro Notiziario abbiamo sempre sottolineato che l’Unione europea non ha i capitali necessari per affrontare i tre piani riconfermati dalla Presidente della Commissione appena eletta. La Ue avrà bisogno di circa 5.400 miliardi di investimenti per il periodo 2025-2031. Cioè 800 miliardi l’anno di nuovi investimenti. Se si aggiungono gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione si arriva a circa 1.000 miliardi di euro l’anno.

Per la transizione verde, digitale e sociale, più ricerca e innovazione servirebbero appunto 1.000 miliardi all’anno. Che, per ora, non si sa dove trovare. C’è chi propone la creazione di un debito comune europeo come si è fatto con il Next Generation Eu, cioè il Pnrr. Come è noto e ripetuto, la Germania è contraria e così i “paesi frugali”.